Le spezie nella Storia


Introduzione

Fra i vari cibi di cui ci nutriamo, pochi hanno avuto una storia così affascinante e misteriosa come le spezie. Il vocabolo spezie deriva dal latino “species”, termine che oltre al significato originario “specie” venne assumendo nel Medioevo quello di merci o derrate per poi divenire sinonimo di droghe. 

La ricerca di spezie ha portato alla scoperta e alla conquista di continenti e alla fondazione e distruzione di imperi. Un tempo le spezie erano preziose come l'oro, venivano custodite gelosamente, ed erano considerate un tesoro di inestimabile valore. Erano le “merci" per eccellenza, che giungevano dal lontano Oriente.

Ottenute da radici, cortecce, germogli, semi e bacche, erano impiegate per aromatizzare e conservare i cibi, a scopo alimentare, medicinale, per profumare e per mille altri usi.


L'origine del commercio delle spezie

L'uso delle spezie è precedente alla storia scritta; gli archeologi hanno scoperto che erano gia usate in civiltà antichissime.

I Cinesi usavano già la cannella nel 3000 a.C. e gli antichi Egizi usavano le spezie per l'imbalsamazione.

Gli schiavi e i contadini Egizi si nutrivano con aglio e cipolla, e le piante aromatiche erano di uso quotidiano, ed erano considerate necessarie e preziose, tanto che nella tomba di Tutankhamon sono stati ritrovati molti tipi si spezie.

I Fenici, popolo di mercanti e navigatori, ebbero il ruolo di distributori commerciali di spezie nel Mediterraneo fino a che Tiro, la loro capitale, fu conquistata da Alessandro Magno.

I Greci seguirono diverse rotte per il trasporto delle merci dall'Oriente, e la più antica era sicuramente quella che dalla costa indiana di Malabar risaliva il Golfo Persico, varcava le valli del Tigri e dell'Eufrate fino a Babilonia ed Antiochia.

Anche la Bibbia menzionano più volte le spezie come merci di grande valore: Mosè aveva unto l'Arca dell'Alleanza con cannella e cassia mentre il re Salomone ricevette in dono dalla regina di Saba, oltre a gioielli ed oro, anche spezie preziose.


Il commercio delle spezie in Epoca Romana

I Romani erano grandi consumatori di spezie, che impiegavano in medicina, profumeria, cosmesi e, naturalmente, in cucina.

Le spezie più preziose giungevano a Roma da Cina e India lungo le antiche vie delle carovane ed in particolare la “via della seta”.

I mercanti arabi accumularono grandi ricchezze grazie all' insaziabile appetito di sapori esotici e piccanti dei voluttuosi Romani.

C’era un grande uso di spezie nella cucina romana; queste erano indispensabili perché miglioravano la conservazione della carne e del pesce, difficile a causa della mancanza della refrigerazione e dei moderni conservanti. 

Coriandolo, chiodi di garofano, senapeanice cannella erano spezie note ed usate dai Romani nella loro cucina raffinata, ma il re delle spezie era senza dubbio il pepe nero, disponibile in diverse qualità ed in grande quantità.

Le spezie giungevano nell'Impero Romano da numerosi viaggi per mare che condussero i Romani fino in India nel I secolo dopo Cristo.

Erano viaggi molto rischiosi, che duravano anche due anni, prima della scoperta dei venti monsoni.

Successivamente a questa scoperta, la durata dei viaggi alla volta dell'India si ridusse a meno di un anno, e ciò consentì di abbreviare i tempi e agevolare il trasporto di questi preziosi carichi.

Quando nel 408 d.C. Roma venne assediata dai Goti, essi conoscevano il valore della seta, dell'oro e del pepe e, per evitare il saccheggio della città, chiesero ai Romani ingenti quantità di queste merci come tributo.

Dopo la caduta di Roma e dell'Impero d'Occidente, nuove vie commerciali si svilupparono, e Costantinopoli divenne il centro del commercio di spezie tra Oriente ed Occidente.


Le spezie nel Medioevo

La caduta di Roma segnò una fase di arresto nei commerci con L'Oriente.

Il VII secolo vide l'ascesa dell'Islam e della nazione Araba, che a metà dell'VIII secolo si espandeva dalla Spagna ai confini della Cina. Per 400 anni giunsero in Europa poche spezie; nel caos politico del Medioevo l'Europa non aveva nulla da offrire in cambio delle preziose merci.

Le poche spezie che giungevano erano dirette ai ricchi palazzi signorili o ai monasteri.

Carlo Magno, alla fine del suo regno, ordinò che in tutti i possedimenti imperiali si coltivassero circa settanta tra erbe aromatiche e spezie adatte ai climi temperati.

In quella stessa epoca si realizzarono nei monasteri i primi orti medicinali, con aiuole di cumino, fieno greco, finocchio, rosmarino, salvia, menta, coriandolo, nigella e papavero.

Il traffico commerciale con l'Oriente riprese nuovamente nell'XI secolo con le Crociate,quando crociati e pellegrini si recavano in Terrasanta e presero ad apprezzare il sapore speziato dei cibi tipici dei climi caldi. 

Genova e soprattutto Venezia divennero i principali centri di importazione delle nuove merci e si assicurarono il controllo sui traffici con l'Oriente.


Le nuove rotte per l'India e la lotta per il controllo delle Molucche

Le potenze europee si contesero con ogni mezzo il monopolio del commercio di spezie, e molti navigatori presero più volte la via del mare per scoprire nuove rotte che conducessero in Oriente.

Nel 1418 il portoghese Enrico il Navigatore inviò alcune spedizioni alla scoperta di nuove rotte.

Vasco de Gama, nel 1498, dopo un viaggio di 10 mesi scoprì la rotta marittima per le Indie passando per il Capo di Buona Speranza, e fece ritorno da Calcutta non solo con un ricco carico di spezie e gioielli, ma con l'importante notizia che il governo indiano intendeva aprire scambi commerciali con il Portogallo, il quale nel 1506 stabilì il monopolio della Corona sul commercio delle spezie.

Dopo lunghi scontri con gli Arabi, che controllavano i commerci nell'Oceano Indiano, i Portoghesi nel 1510 si stabilirono a Ceylon ed a Goa.

Qui sfruttarono le foreste di cannella e ridussero in schiavitù le popolazioni che vi lavoravano, imponendo il proprio controllo su un traffico assai proficuo e spingendosi fino alle Molucche, allora chiamate “Isole delle spezie” , dove si coltivavano chiodi di garofano, noci moscate e pepe.

Nel contempo gli Spagnoli, che avevano ambizioni territoriali importanti, nel 1492 finanziarono la spedizione di Cristoforo Colombo, che, navigando verso Occidente, scoprì il Nuovo Mondo, ma non le spezie che cercava.

Nel 1512 il portoghese Antonio D'Abreu raggiunse l'arcipelago di Banda, e Francisco Serao fondò uno stabilimento per il commercio delle spezie.

Il possesso delle Molucche fu lungamente disputato tra Spagna e Portogallo, finchè nel 1529 Carlo V, con il trattato di Saragoza, rinunciò dietro compenso pecuniario ad ogni suo diritto in favore del re del Portogallo.

I Portoghesi avevano come obiettivo le acquisizioni territoriali, il controllo del commercio e la diffusione del cattolicesimo, ed il loro zelo missionario li rese impopolari presso le popolazioni locali, in gran parte mussulmana, le quale accolsero con sollievo la conquista olandese.


La Compagnia delle Indie

Tra il diciassettesimo ed il diciannovesimo secolo nacquero le Compagnie delle Indie, associazioni nazionali di mercanti, interessati ad associarsi per affrontare meglio i costi dei viaggi ed i pirati, dividendo i rischi delle imprese ed i loro benefici e gli alti profitti.

Le compagnie delle Indie si dividevano in quelle impegnate nei commerci con le Indie Orientali (i territori ad Est del Capo di Buona Speranza, Africa Orientale e Asia) e con le Indie Occidentali (Africa Occidentale e America), sorte per unire le forze di Inghilterra, Olanda, Francia e Portogallo nella conquista commerciale degli altri continenti.

Le Compagnie delle Indie consentirono all'Europa di rifornirsi di seta, spezie e prodotti da tutto il mondo, e di dominare i popoli dell'Asia, dell'Africa e dell'America.

I governi favorirono i loro mercanti, per non dipendere nell'approvvigionamento dei coloniali dagli altri Stati, ed emanarono Carte che concedevano alle Compagnie il monopolio dei commerci con le Colonie, e l'esenzione dal pagamento di tasse oltre a privilegi politici quali stipulare trattati, amministrare la giustizia e muovere guerre.


La Compagnia Inglese delle Indie

La Compagnia inglese delle Indie fu fondata a Londra nel 1599, e nel 1600 ottenne dalla Regina Elisabetta I il monopolio del commercio con i territori ad Est del Capo di Buona Speranza. Dopo anni di guerre con gli Olandesi per il controllo dell'Oceano Indiano, nel 1623 si raggiunse un accordo di spartizione; ai Britannici andò l'India, e agli Olandesi Ceylon e l'Indonesia.

In India la Compagnia acquistava pepe, caffè e zucchero, mentre dalla Cina importava sete e tè, da rivendere poi in Europa ed in America.

I privilegi della Compagnia furono enormi, e dopo aver vinto la Francia per il dominio dell'India, dominò e oppresse le popolazioni locali fino al 1784, quando l' "India Act" ,di William Pitt, pose la Compagnia sotto il controllo del governo britannico per limitarne l'autonomia.

Nel frattempo, la rivoluzione industriale in Inghilterra aveva provocato dissensi da parte degli industriali, i quali si opponevano all'importazione di prodotti dall'Asia in concorrenza con la produzione interna. 

Nel 1833 la "legge Peel" tolse alla compagnia ogni privilegio commerciale, nel 1858 la Compagnia fu sciolta, e la Regina assunse direttamente il governo dell'India.


La Compagnia Olandese delle Indie Orientali

Nel 1602 fu costituita la Compagnia Olandese delle Indie Orientali e le fu concesso il monopolio per 21 anni dei traffici olandesi tra il Capo di Buona Speranza e lo Stretto di Magellano, 

Nella prima metà del XVII secolo gli Olandesi cacciarono i Portoghesi da Ceylon, dalle Molucche e dalle isole Banda, strinsero d'assedio Malacca e stabilirono la propria base a Batava sull'isola di Giava.

Per controllare la produzione di chiodi di garofanonoci moscate fecero sradicare intere piantagioni e ne consentirono la coltivazione solo su determinate isole, ostacolando ogni forma di commercio, per impedire che Cinesi ed altri commercianti vendessero spezie ai Portoghesi ed Inglesi. I loro profitti furono altissimi.

Il successo fu tale che portò ad una saturazione del mercato europeo e ad una svalutazione della spezia, per cui ad Amsterdam si bruciarono le scorte accumulate in 10 anni per mantenere i prezzi alti sul mercato europeo.

La via al monopolio delle spezie si era rivelata per gli Olandesi molto costosa e nel 1799 la Compagnia Olandese delle Indie Orientali fece bancarotta subito dopo la diffusione del primo lotto di chiodi di garofano francesi, cresciuti da semi trafugati di contrabbando e raccolti alle Mauritius nel 1776.


Le spezie nell'Era Moderna

Nuove piantagioni furono avviate in altre colonie tropicali francesi: le Seychelles, Reunion, Cayenna e Zanzibar. All'inizio del XIX secolo, non avendo più alcun paese il monopolio esclusivo delle spezie, i prezzi iniziarono a scendere e le spezie divennero sempre meno rare, e alla portata di molti.

Oggi le spezie provengono da tanti diversi paesi, e, dopo secoli di lotte per il controllo del loro commercio, sono di uso comune e facilmente reperibili.

Rimangono comunque ingredienti mai banali, e suscitano un sempre crescente interesse.

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